2003-10-08
IL SICILIANO - SALVATORE GIULIANO
Caro Vincenzo,
ti scrivo questa lettera - chiamiamola cosi - ufficialmente, "via publica", ufficialmente,
perche lo so, che ogni tanto stai a leggere il Kaernoel. Dopo tanti complimenti che mi hai
fatto, ora tocca a me, a raccontare i miei sentimenti.
La vita e' strana, e strana sono pure io. Qualche volta … Dipende dalla situazione.
Mi ricordo quella sera. Era quasi mezzanotte. Il pub Heineken, Portorose, dopo tanti mesi,
sono finalmente uscita. L'ultima volta sono stata in aprile, per Pasqua.
Mi ricordo, che qualcuno mi stava dicendo, che mi stavi osservando. Non m' interessava, mi
sentivo depressa, me ne volevo andare a casa. E poi ti stavi avvicinando …
Siamo andati a ballare.
"Sono un Siciliano, di Catania, Vincenzo …" sentivo.
Ballavamo, ti ricordi come, anche i classici, quasi il tango. E la gente ci osservava
Quasi come nel Padrino, "der Pate", di Mario Puzo.
Mi offrivi da bere, lo sai che mi piace il Campari. Quanto ne abbiamo bevuta. E poi il bacio
, senza sentimenti intensi, un bacio, cosi, per dire. Succede sempre.
Meno male, che avevi l' amico, che mi portava a casa.
Pensavo che finisce in una serata, invece no, andavi avanti.
E poi, ti ricordi, eravamo quella notte, io e te, sulla spiaggia, senza tanta
communicazione, soltanto cosi. Senza lo joint.
Poi, ti ricordi, mi hai portata a Porec, quella discoteca grandiosa. Che irronia, non c'era
quasi nessuno. Invece noi due stavammo ballando, tutta la serata sulla pista. E la gente
ci, come sempre, osservava. "E siamo tutti in una stanza, mentre si danza, danza …"
Avanti,
nessuna emozione ancora per te, caro Vincenzo, mi sembravi strano, stranissimo. Ti ricordi
dopo, siamo andati a casa, via Portorose, eri stanco, non potevi guidare. Invece io, non
ti capivo, scusa, invece di offrirti una camera, ti ho lasciata guidare avanti. Che egoista
che sono. A casa mi sono accorta, poteva succedere una disgrazia, momentaneamente non l'
ho capito, non mi sono accorta … Il quore stava piangendo, di mattina, il mio quore, la
mia anima.
Pensavo che finira, invece, avanti…
Sei partito per la Sardegna, mi hai chiamato, non capivo. Io stronza, non capivo.
Quanti messaggi mi hai mandato, quanti SMS, addirittura, quello di notte, quando stavi
sulla barca. Non mi sono accorta, io, donna egoista …
Poi il mail dalla Sardegnia. Quasi stavo per accorgermi, caro amico. Il computer non
funzionava, quando ritornavi, lo stesso, grazie.
"Non vedo l'ora d'abbracciarti," mi mandavi sul SMS.